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Scoliosi, arriva la «guida» che raddrizza la schiena crescendo insieme al bambino

02.04.2014 15:13

 

Evita il ricorso a busti, gessi, tutori e soprattutto agli innumerevoli interventi chirurgici necessari nella prima infanzia, perché si «allunga» seguendo la crescita

di Elena Meli

 
 
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Non sono molti, per fortuna, i bambini con una scoliosi grave evolutiva: la loro schiena inizia a curvarsi molto presto, spesso già alla scuola materna, e un intervento è necessario per evitare danni allo sviluppo dello scheletro e pure agli organi interni, schiacciati da un torace che si “piega”. Purtroppo però le cure prevedono moltissime operazioni chirurgiche, oltre a busti, gessi e tutori; oggi esiste tuttavia una tecnica grazie alla quale i piccoli pazienti non devono entrare più in sala operatoria ogni sei mesi, impiantando uno strumento che “cresce” con la schiena del bambino raddrizzandola e sostenendola.

SCOLIOSI - Si chiama SHILLA ed è una sorta di “binario” fatto di bastoncini di metallo che vengono fissati alle vertebre e possono allungarsi man mano che lo scheletro cresce: alcuni giovani pazienti sono già stati trattati in Italia, presso il Centro Regionale di Riferimento per la Chirurgia Vertebrale del Veneto e gli Istituti Ortopedici Rizzoli di Bologna. Massimo Balsano, direttore dell’unità di Ortopedia di Schio (Vicenza) presso il Centro di Riferimento veneto, spiega: «Nel nostro Paese ogni anno sono circa un centinaio i bimbi a cui viene diagnosticata la scoliosi evolutiva grave: hanno una deformità evidente del torace fin da molto piccoli, prima di aver raggiunto i cinque-sei anni, e spesso devono essere operati anche una volta ogni sei mesi durante i primi dieci anni di vita». Il 95 per cento dei piccoli pazienti deve infatti sottoporsi a interventi chirurgici ripetuti per raddrizzare la spina dorsale man mano che cresce: un vero calvario, e non va meglio se la soluzione scelta è portare gessi, busti o tutori. «Presidi simili hanno un impatto psicologico molto negativo su bambini di questa età, inoltre riducono la capacità respiratoria perché “comprimono” il torace impedendone il miglior sviluppo possibile», fa notare Balsano.

 

 

 

TUTORE INTERNO - L’uovo di Colombo è stato pensare a un “tutore” metallico che guidi la crescita della colonna vertebrale e la raddrizzi, ma dall’interno: SHILLA viene inserito con un intervento chirurgico complesso, ma una volta piazzato può accompagnare lo sviluppo del bimbo per anni. «Le complicazioni dell’operazione sono le stesse di tutti gli interventi per scoliosi: infezioni, fallimento dell’impianto, lesioni neurologiche che tuttavia sono rarissime grazie alle guide neurofisiologiche intraoperatorie che utilizziamo - osserva Balsano -. Anche i costi sono sovrapponibili a quelli delle altre opzioni di intervento, ma SHILLA ha un vantaggio non da poco per questi piccoli pazienti: dopo la prima operazione il bimbo non deve tornare in sala operatoria se non superati i dieci anni, quando lo sviluppo dello scheletro è più avanzato, per una correzione finale con la fusione dei corpi vertebrali a dare stabilità alla colonna dritta. Durante tutta l’infanzia i pazienti possono avere una vita quasi normale, praticare pressoché tutti gli sport e non avere l’ingombro di busti o gessi. Non si tratta dell’unica soluzione possibile per la scoliosi “maligna”, ma certamente è una delle migliori in diversi casi».

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