In search of general theories

NON USATE GLI ANTIBIOTICI! UN ASSIOMA MESSO ALLA PROVA

05.03.2014 15:50

 


 

In medicina, come nella vita, anche le certezze più consolidate possono rivelare delle criticità impreviste… 

Sin dai tempi dell’università siamo stati diligentemente esortati a non prescrivere antibiotici a pazienti con infezioni respiratorie acute non specifiche.  L’uso degli antibiotici, ci hanno sempre detto, è scorretto, sia per la loro comprovata inefficacia in caso di infezioni di tipo virale, sia per il possibile insorgere di complicanze a breve termine (reazioni avverse) e/o a lungo termine (resistenze antibiotiche).  

Uno studio di coorte sui “medici di base” inglesi ha valutato i rischi/benefici legati all’uso di antibiotici in pazienti adulti affetti da infezioni respiratorie acute non specifiche[1].  Nel corso di dieci anni, su 1531 milioni di visite per infezioni acute non specifiche delle alte vie respiratorie, i medici di base inglesi hanno prescritto antibiotici nel 65% dei casi.  Sin qui, nulla di strano.  Sappiamo benissimo che, sia in ambito pediatrico che altrove, nonostante i consigli internazionali, un numero enorme di pazienti riceve il suo buon antibiotico. 

C’è però un problema.  Nonostante alcuni limiti metodologici segnalati dagli stessi autori, il risultato dello studio è sorprendente: l’uso di antibiotici non ha comportato un aumento di rischio di effetti avversi ed ha, anzi, mostrato una lieve diminuzione del rischio di sviluppare una polmonite che necessita di ospedalizzazione[2].  In pratica, il trattamento antibiotico di 12.225 pazienti ha consentito di evitare una ospedalizzazione. 

A questo punto mi sorge un dubbio.  Siamo stati addestrati a pensare che l’utilizzo degli antibiotici è dannnoso a lungo termine, in quanto aumenta le resistenze batteriche.  Se ci pensiamo bene, questa conclusione, peraltro perfettamente condivisibile, è basata su un ragionamento logico, più che su un supporto scientifico-empirico.  Abbiamo notato negli anni un aumento delle resistenze antibiotiche, e su questo la letteratura è chiara.  Il problema è la spiegazione: chi può dirmi con certezza che la causa delle resistenze sia stato un utilizzo improprio dell’antibiotico da parte nostra, oppure che le resistenze non sarebbero insorte lo stesso, visto che ogni organismo vivente è estremamamente dinamico ed adattabile? 

Voglio precisare che la mia provocazione è un’obiezione metodologica, ed io, personalmente, continuo a seguire i dettami della scienza ufficiale, tanto da prescrivere pochissimi antibiotici.  Va infatti sottolineato che la ricerca sugli antibiotici è quasi ferma, per cause economiche: a fronte di un aumento delle resistenze batteriche, le aziende farmaceutiche mondiali hanno in questo momento allo studio, contro i microrganismi più pericolosi, appena sette nuovi antibiotici[3].  Pertanto, non vale la pena di scherzare molto sugli antibiotici che abbiamo a disposizione, e conviene utilizzarli con parsimonia.  

Voglio però attirare la vostra attenzione sulle verità consolidate.  Spesso non sono altro che inferenze logiche, apparentemente causali, intuitive e di buon senso comune, ma in realtà non dimostrate (e talora nemmeno dimostrabili) inoppugnabilmente dalla scienza. 

 



[1] Sharon B. Meropol et al (Department of Pediatrics at Case Western Reserve University School of Medicine in Cleveland, Ohio), and colleagues.  Annals of Family Medicine 2013;11:165-172. 

[2] i pazienti trattati con antibiotici non hanno avuto un rischio aumentato di reazioni avverse (1,07 di meno reazioni allergiche su 100.000 visite).  Il rischio di ospedalizzazione per polmonite da comunità è invece diminuito (8.6 di meno su 100.000 visite). 

[3] ANSA, 18 aprile 2013.  Lo afferma uno studio pubblicato dalla rivista Clinical Infectious Diseases, autore Henry Chambers della Infectious Diseases Society of America.