Ho studiato con interesse le teorie di un filosofo di inizio ‘900, Richard Avenarius. Dopo aver letto alcuni suoi testi, mi sono convinto che egli abbia precorso i più attuali sviluppi delle neuroscienze: le sue teorie sul cervello coincidono sorprendentemente con le più recenti scoperte riguardo neuroni multisensoriali. Per dirla in modo poco tecnico: ci aveva azzeccato in pieno!
Eccitatissimo, sono riuscito a contattare il più grande esperto mondiale del pensiero di Avenarius, la disponibilissima dottoressa Chiara Russo Krauss. Le ho illustrato le correlazioni che avevo rinvenuto tra il pensiero filosofico di Avenarius ed i neuroni multisensoriali, e lei, dopo aver con pazienza ascoltato la mia teoria, mi ha dato una risposta che mi ha folgorato sulla via di Damasco.
“Interessante idea… Ad ogni modo, al di là delle eventuali somiglianze con teorie più o meno specialistiche odierne, credo che quello che sia ancora valido di Avenarius è il quadro generale all'interno del quale egli collocava il problema dei rapporti psico-fisici. Un filosofo della scienza afferma che le proprie teorie sul cervello, fornendo uno schema di comprensione generale, debbano essere valida a prescindere dalle concrete relazioni tra le zone del cervello e i contenuti psichici che la scienza avrebbe potuto e dovuto scoprire...” Ecco la fondamentale distinzione tra lo scienziato ed il filosofo: lo scienziato pensa all’aspetto empirico ed alle ricadute pratiche del suo lavoro, il filosofo è interessato alla costruzione mentale in se stessa, indipendentemente dal discorso pragmatico!
Non pensate che la filosofia non c’entri niente col vostro lavoro pratico! La filosofia, per sua natura, si occupa di generalizzazioni. Alcune teorie di successo, quali ad esempio quella del bosone di Higgs, partono da generalizzazioni matematiche a priori per poi proporre spiegazioni scientifiche da testare sul campo. L’acceleratore di particelle non nasce da una vera sperimentazione, ma da teorie preesistenti del tutto astratte, alla cui conferma si è poi andati alla ricerca. Tutto il contrario del metodo scientifico, che parte da dati empirici per poi cercare generalizzazioni. Questo è il vantaggio della filosofia: inizia dalle generalizzazioni! dal punto di vista della scienza, questo approccio può essere, almeno in alcuni casi, molto utile!
Il validissimo collega Mario Pagano mi fa quest’obiezione: “dall’introduzione delliindagine conoscitiva attraverso l'utilizzo del metodo scientifico, secondo me la filosofia è, diciamo così, stata "relegata" ai soli campi in cui il metodo scientifico non può essere applicato (o almeno non può esserlo ancora). Per il resto, la filosofia non trova più alcuna applicazione. Chi si sognerebbe mai, oggigiorno, di utilizzare la filosofia per fare qualche scoperta sul funzionamento del sistema cardiocircolatorio o sul vaccino della malaria? Nessuno, credo.” Magari ha ragione... anzi no. L' “introduzione dell'indagine conoscitiva attraverso l'utilizzo del metodo scientifico” (come Mario la definisce) è di per se un approccio filosofico, per la precisione l'approccio del meccanicismo, dell'empirismo, del riduzionismo, dell'antimetafisica (che peraltro condivido perfettamente). Noi non facciamo altro che applicare alla scienza una delle possibili concezioni filosofiche pre-esistenti alla scienza. Utilizziamo questa particolare concezione perché essa ci ha regalato molti successi nel corso della storia, ma non è questo il punto. Quando fai una scoperta sul funzionamento del sistema cardiocircolatorio o sul vaccino della malaria, la fai perché hai utilizzato un metodo filosofico, cioè il metodo scientifico.
Le riflessioni filosofiche SONO la medicina, la scienza E' filosofia, checché se ne pensi. Quando, ad esempio, leggi un lavoro scientifico, dietro c'è la (vecchissima!) filosofia di Galileo e degli empiristi inglesi, riaggiornata con la statistica (altra invenzione filosofica, perfezionata tra fine '800 ed inizio '900) e l’epidemiologia. Anche l'EBM di Sackett, in fin dei conti, si basa sulla stessa eredità della tradizione galileiana.
D’altro canto, la filosofia non è stata a guardare, mentre la scienza e la tecnologia usurpavano il suo ruolo di “portatrice di verità”. Le teorie filosofiche più moderne che si occupano della scienza si basano infatti su un’ “epistemologia naturalizzata” (Quine), cioè sostengono che la filosofia deve sviluppare i suoi ragionamenti a partire non da premesse metafisiche, ma sui dati empirici forniti dalla scienza. Questo approccio avvicina molto la filosofia contemporanea alla scienza come la intendiamo noi medici.
Il metodo scientifico, che è forse il fondamentale dono all'umanità della filosofia occidentale, è un dono FILOSOFICO. Il problema è che noi medici e scienziati l’abbiamo dimenticato e non ce ne rendiamo nemmeno conto! Concludo, a tal proposito, con la chiosa di Russo Krauss: “Purtroppo oggi giorno, considerando l'iper-specialismo che affligge sia la ricerca umanistica che quella scientifica, è difficile riuscire a mantenere vivo un dialogo tra i diversi campi del sapere. Se si deve imparare qualcosa da quella fase straordinaria che fu la seconda metà dell'800 è proprio che solo mantenendo una prospettiva allargata su filosofia, psicologia, fisiologia del cervello, etc. si può sviluppare una comprensione generale di questioni così complesse come quelle della conoscenza umana.”