In search of general theories

LA STATISTICA: SERVE A FARE DIAGNOSI?

25.05.2013 19:22

 

 

La statistica consente di orientarsi in presenza di casi ambigui.  Riscontri occasionalmente in un bambino all’apparenza sano una proteinuria lievissima e una pressione arteriosa ai limiti alti.  Ti trovi di fronte a due episodi non interconnessi, magari transitori (una proteinuria da sforzo e un riscontro pressorio alterato dovuto alla semplice irrequietezza del bambino), o di fronte ad una nefrite?  In altre parole, quando riscontri in un bambino due sintomi e/o segni potenzialente interconnessi, si tratta di una coincidenza o c’è una correlazione dovuta ad un evento morboso unico?

In questo caso, ti si presenta il delicato problema se attendere e ricontrollare nel tempo i dati riscontrati, o se procedere con una batteria di esami ematochimici ed urinari di approfondimento.  Per un primo orientamento diagnostico, puoi utilizzare il metodo statistico.  Valuti la prevalenza e l’incidenza di ciascuno dei due sintomi o segni separati, e poi li moltiplichi, ottenendo il valore “a”.  Poi valuti la prevalenza e l’incidenza della sindrome che combinerebbe i due segni e/o sintomi, ottenendo il valore “b”.  Se b>a, allora è più probabile che tu sia in presenza di una sindrome e che il riscontro dei due segni e/o sintomi non sia una coincidenza. 

Non c’è scampo: il pediatra, per comportarsi in maniera corretta, deve, come al solito, approfondire il caso e studiare (prevalenza, incidenza dell’evento morboso e dei singoli segni e/o sintomi).  Tutto ciò è noioso, ma, purtroppo, necessario, a meno che non ci si voglia affidare al proprio inutile istinto clinico…