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LA MALATTIA NON È UN’ENTITÀ MATERIALE, MA UN EVENTO TEMPORALE (LA PAZZA IDEA DI WHITEHEAD)

25.05.2013 19:19

 

Il matematico-pensatore Whitehead è stato il primo a rendersi conto, nella prima metà del Novecento, delle enormi implicazioni filosofiche della nascente fisica quantistica[1]

 

 

L’elemento primordiale di materia, cioè il quanto, non è altro che un flusso vibratorio di energia, una funzione d’onda. Ma il concetto di onda richiede una durata: se un’onda vibra, lo fa da all’interno di un arco di tempo definito, da T0 a T1.  Quindi, almeno secondo Whitehead, i corpi materiali non sono costituiti da spazio, bensì da movimento[2].  È, per certi versi, la stessa conclusione di Eraclito e Bergson (ed è anche in parziale accordo col continuum spazio-temporale ipotizzato dalla teoria della relatività ristretta di Einstein).  Non esiste una materia senza tempo: per Whitehead il mondo fisico non è costituito da oggetti con precise coordinate spaziali, bensì da eventi e durate temporali.  Anche la nostra mente funzionerebbe allo stesso modo.  Mente e materia sono tra loro in relazione come fasi di un processo.  Noi, con le nostre esperienze, siamo un continuo divenire, in cui il presente dura un attimo e si trasforma poi in passato, su cui possiamo riflettere (Whitehead diceva: “ora soggetto, poi oggetto”).  In ambito medico, le malattie non sarebbero entità, bensì processi costituiti da accumuli di eventi.  La varicella che tu osservi in questo momento non è che la somma di tutte le interazioni tra il microorganismo ed il corpo del bambino avvenute in passato.  Quindi la malattia non va vista come un qualcosa di immutabile e rigidamente codificata, bensì come un fenomeno in divenire che conserva traccia di tutto quel che è avvenuto in passato, e nel quale gli eventi temporali possono anche non essere sovrapposti con la precisione di cui leggiamo sui libri. 

Un’altra implicazione della teoria è la possibilità che il flusso temporale non vada soltanto dal passato al presente.  Mentre infatti la causalità fisica va dal passato al presente (sia nella fisica newtoniana che in quella einsteiniana), l’attività mentale ha una direzione opposta: noi ci soffermiamo a riflettere sugli eventi passati, non su quelli presenti che durano un attimo e poi diventano passato.  L’attività mentale può avere anche un’ulteriore direzione, del tutto inaspettata: dal futuro al presente.  Il nostro futuro influenza il nostro presente, nel senso che noi ci adoperiamo oggi per mettere in moto una serie di azioni che ci consentano di arrivare al domani da noi desiderato.  Questo processo è riscontrabile anche nella nostra attività di pediatri, e precisamente nella fase diagnostica.  Quando faccio una diagnosi intuitiva e a colpo d’occhio, cerco nel presente i sintomi e segni che fanno parte della malattia che immagino riscontrerò tra qualche minuto.  In quest’ottica, la funzione cerebrale dal futuro al presente è molto pericolosa, perché mi spinge a percorrere una strada (magari sbagliata) che ho già deciso a priori di percorrere. 



[1] Scheldrake R, Le illusioni della scienza, Urra -2012

[2] Whitehead AN, processo e realtà, Bompiani-1929 (1965)