In search of general theories

ALLA SCOPERTA DELLE ORIGINI DELLA VITA: UN’INTRIGANTE NOVITA’

25.05.2013 19:25

 

 

Mi direte: che c’entra l’origine della vita con la pediatria? Scusatemi, ma la notizia è così ghiotta che non me la sono sentita di lasciarla andare senza un commento…  …anche se in fin dei conti, vedrete, un collegamento con la pediatria c’è…

Ci è sempre stato inculcato, dai giganti sulle cui spalle stiamo noi nani, che la caratteristica fondamentale ed unificante della vita è la presenza di membrane cellulari, ovvero di strutture capaci di separare l’organismo dall’ambiente circostante in modo da dividere nettamente il “dentro” dal “fuori”.  L’individuo (cellula o organismo complesso che sia) è un’entità “altra” rispetto a ciò che lo circonda, caratterizzata da meccanismi di omeostasi che gli consentono di non essere divorata dall’aumento di entropia circostante, ovvero di non dissolversi nei suoi elementi costituenti (proteine, metalli, sostanze ed elementi vari).   Gli enzimi ed il DNA, considerati dagli anni ’60-’70 in poi gli elementi cruciali per la sopravvivenza e per i fini riproduttivi della specie[1], funzionano perché sono “coccolati” nell’ospitale e confortevole ambiente intracellulare.  Inoltre la membrane conferiscono una maggior resistenza ai nemici esterni.   Da queste credenze, estese ai campi etico e politico, trae alimento e giustificazione biologica il concetto di “altro” come un qualcosa di estraneo a me, un qualcosa con cui io debba continuamente confrontarmi in un rapporto sì di interazione e cooperazione, ma sempre limitato dalla mia necessità di conservare incontaminata la “purezza” del mio io e di prevaricare per non essere prevaricato. 

Ebbene, quei dissacratori degli scienziati (chi ha detto che la scienza è un’istituzione conservativa, autoreferente e chiusa alle innovazioni?) hanno svelato i segreti dell’evoluzione delle prime cellule, le madri di tutti i batteri attuali.  Gli scienziati hanno studiato le caratteristiche degli odierni batteri L-form, ovvero batteri comuni (Bacillus subtilis, Listeria) privi di pareti cellulari vere e proprie, in grado di duplicarsi per semplice vescicolazione, senza utilizzare i normali meccanismi citoscheletrici di divisione cellulare batterica[2].  Cellule simili alle L-form sono state osservate anche nell’urina di pazienti con Fanconi (vi avevo promesso un collegamento con la pediatria! Scusatemi se è un po’ tenue…).  Queste strane cellule consentono un grosso passo in avanti nella comprensione dell'evoluzione dei primi organismi comparsi sul pianeta.  Si hanno validi motivi per supporre che circa 4 miliardi anni fa, appena la superficie della Terra fu abbastanza fredda perché la vita potesse svilupparsi, cellule primordiali simili alle attuali L-form (prive di “macchine” proteiche o di sofisticate pareti cellulari proteoglicaniche e protette soltanto da una semplice e sottile membrana di lipidi) abbiano iniziato a popolare il pianeta e a riprodursi per vescicolazione o tubulazione. 

“La principale sorpresa – ha spiegato Jeff Errington, responsabile della ricerca – è stato scoprire la semplicità di questi meccanismi.  Non hanno infatti bisogno di sofisticate “macchine” proteiche.   La flessibilità della cellula le permette infatti di deformarsi e dare origine a nuove “gemelle” che “nascono” staccandosi dalle protuberanze: questo rende plausibile comprendere come potessero proliferare le cellule primitive nei primi giorni dell'evoluzione”[3].

Conclusioni e morale: allora la mia vita non dipende dalla presenza di una membrana cellulare complessa che mi separa dal mondo esterno.  Allora, contro le previsioni di ciascuno di noi, aveva ragione la contestatissima concezione filosofica che considera il mondo come uno specie di “scambista”, un’entità dinamica nel quale l’elemento decisivo dell’esistenza non sono le statiche coordinate spaziotemporali, bensì il tempo col suo scorrere[4]! Non siamo stabili, occupati a preservare noi stessi contro il mondo ostile che ci circonda e ci vorrebbe annientare, bensì siamo il frutto di una continua interazione alla pari con gli eventi che accadono nella nostra esistenza.  Dopo queste scoperte, siamo un po’ più piccoli come singole entità, ma un po’ più grandi come parti di un tutto. 

 

 



[1] Uno dei capostipiti di tale pensiero è stato Monod, con il suo bestseller “il caso e la necessità” (1970), il quale, seppur in parte datato, conserva tutto il suo fascino.  Molte delle frasi scientifiche che utilizziamo o sentiamo al giorno d’oggi sono contenute in quel libro. 

[2] Jeff Errington: L-form bacteria, cell walls and the origins of life.  Open Biol. 2013 3, 120143, published 9 January 2013

[3] Ansa, 24 aprile 2013

[4] Tanto per non essere tecnici: tale concezione è simile a quelle proposte dal pensiero debole di Vattimo e da “essere e tempo” dell’esistenzialista Heidegger, sulla scorta della fenomenologia husserliana … senza dimenticare Whitehead.